Toponomastica Femminile

 

Chi decide i nomi delle strade a Torino?

Come si arriva all’intitolazione di una nuova strada in Piemonte? Chi decide quali nomi assegnare agli spazi cittadini o “aree di circolazione”, secondo la dicitura tecnica?

L’iter è lungo e complesso. I Comuni devono dotarsi di un regolamento per la toponomastica (quello di Torino è stato stilato nel 2005) dove vengono anche definiti composizione e compiti di un’apposita Commissione che valuta le proposte pervenute da diverse fonti, ma alla fine a decidere è la Giunta. Infine l’assessore che ha la delega per la toponomastica si occupa degli aspetti concreti della delibera, e si giunge all’apposizione della targa, con tanto di cerimonia. Questo almeno succede ad Asti, a Biella, a Cuneo, a Novara, a Verbania, a Vercelli. In rete non si sono trovate notizie di Alessandria, ma probabilmente anche lì si fa nello stesso modo.

A Torino invece no. Il regolamento torinese per la toponomastica è molto diverso, perché stabilisce che le decisioni non competono alla Giunta, ma alla Commissione toponomastica, costituita dalla Conferenza dei Capigruppo del Consiglio comunale. Il Sindaco è semplicemente “invitato” alle riunioni. Insomma a decidere non è l’organo di governo della Città, ma il suo “parlamento”, cioè il Consiglio comunale, attraverso i capigruppo, e l’opposizione è coinvolta nella decisione.

L’art. 4 comma 1 ( Decisioni) dello stesso Regolamento stabilisce infatti che “le proposte sono approvate dalla Commissione se ottengono il voto favorevole di membri della Conferenza dei Capigruppo i quali, in ragione della consistenza dei rispettivi Gruppi, rappresentino i due terzi dei Consiglieri Comunali assegnati”.

Sembra molto democratico, anche se un po’ complicato.

Ma evidentemente il sistema non garantisce l’attenzione alla parità di genere. Infatti ad apparire misogina non è solo la toponomastica tradizionale: a Torino anche tra le nuove targhe sono pochissime quelle dedicate alla memoria di donne celebri. Sono state solo quattro in due anni, da quando cioè il gruppo di Toponomastica femminile monitora le novità in questo campo. Alla memoria femminile sono stati dedicati un piccolo giardino nella periferia Nord (all’imprenditrice Marisa Bellisario), una breve via davanti al carcere delle Vallette (alla politica Adelaide Aglietta), l’ex aiola Donatello in San Salvario (alla scrittrice Natalia Levi Ginsburg), e recentemente un piazzale – parcheggio nel centro storico (ad Amelia Piccinini, atleta olimpica).

La città insomma continua a non essere sensibile al problema del riconoscimento del ruolo e dell’azione femminile e continuando così non si potrà mai correggere lo squilibrio esistente e rendere giustizia alla memoria odonomastica femminile.

Come mai l’organo deliberante non se ne accorge? Forse perché i membri della Commissione toponomastica sono quasi tutti uomini, a cominciare dal Presidente Giovanni Porcino, che presiede anche il Consiglio comunale? O perché gli stessi pensano a trascinare sul terreno delle scelte toponomastiche le polemiche e gli scontri che li dividono altrove? Il fatto è che da questi scontri le stesse scelte appaiono pesantemente condizionate. Non ci sarà il modo di rendere più “trasversali” le intitolazioni cittadine e di voltare finalmente pagina, tenendo conto che anche dell’altra metà del cielo? Loretta Junck

Qui tutti gli appuntamenti con Toponomastica Femminile



3 Commenti to “”

  1.   Umberto Scopa Says:

    Se guardo le vie della mia città vedo pochi nomi femminili in effetti, pochissimi. Qualcuno c’è, Lucrezia Borgia, Isabella d’Este, Renata di Francia, Lucrezia Aguiari, Elsa Morante, ma per il resto la netta prevalenza è maschile. Il fatto è che succede lo stesso se si apre un libro di storia e si passano il rassegna i protagonisti citati, o un’antologia di letteratura e si passano in rassegna gli autori. La toponomastica si limita a prendere atto di chi nel tempo stato elevato agli onori della celebrità e si sa che questi onori non sono equamente distribuiti fra i due sessi.

  2.   Enza Says:

    Credo che il problema sussista nel fatto che per molto tempo si è preferito intitolare strade, vie e piazze ai cosiddetti “eroi”, conquistatori, re, guerrieri, così le donne ancora una volta sono state dimenticate!

  3.   Lory Says:

    Non ci sono solo i re, gli eroi o i conquistatori nella toponomastica, ma anche i giuristi, i medici, i letterati, i partigiani che hanno difeso la libertà e la dignità del nostro Paese, gli esploratori, gli imprenditori, gli inventori e tante altre categorie di persone che hanno dedicato la vita a qualche cosa di significativo per tutti.
    Il fatto è che le donne che hanno fatto le stesse cose sono regolarmente dimenticate. È il segno di un pregiudizio misogino, non dipende dall’assenza delle donne dalla vita pubblica e culturale.
    A Torino, dove abito, il Museo del Cinema alla Mole Antonelliana è conosciuto ovunque ed è tra i musei più visitati. Ma poche persone sanno che è stato fondato da una donna di valore, Adriana Prolo.
    Il panno Lenci, le bambole e le ceramiche della stessa marca sono conosciute in tutta Italia, ma quasi nessuno sa che Lenci era il soprannome della fondatrice dell’azienda.
    Mi piace ricordare questi due casi perché mi sembrano proprio simbolici, ma sono solo la punta di un iceberg…

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